TANTI RACCONTI TANTI COLORI
10,00 €
Il libro contiene 6 racconti illustrati a colori:
- Raggio di luna
- Il pesciolino che non sapeva nuotare
- Il trenino impertinente
- Taddeo e Susanna. Storia di due remi
- Il fanale
- Cricche Crocche e Manico d’Uncino
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Il libro contiene 6 racconti illustrati a colori:
Categoria: | Narrativa |
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«C’erano una volta due fratelli che vivevano in una città all’estrema punta d’un regno a forma di stivale. Si chiamavano Onofrio e Antonio. Avevano una sorella stupenda, Annamaria, sposata ad un tipo disceso in città dalle colline vicine. Il regno, meraviglioso, era solcato da montagne alte e coperte di neve che si tuffavano direttamente nel mare, boschi scuri e profondi e fiumi d’argento. La gente che viveva in questo regno straordinario parlava cantando e i paesi sembravano fatti di marzapane e frutta candita, con case bianche e bordò aggrappate alle pendici dei monti o attorno a piccoli porti in cui si specchiavano barche azzurre.
Questa è la storia di Giulietta: non voleva andare a teatro, eppure ci andò. È la storia di un mucchio di mattoni e cemento impastati con tanti buoni sentimenti. È una storia d’amore.
Mi è stata raccontata da un barbiere che aveva bottega nel palazzo del teatro Petruzzelli, a Bari. A quel tempo avevo ancora i capelli e una volta alla settimana, essendo molto vanitoso, me li andavo a far spuntare e pettinare.
Il barbiere, ottant’anni vispi e arzilli, parlava senza sosta. Giorno dopo giorno si cominciò a far strada nella mia mente l’idea di raccogliere per iscritto le sue chiacchiere. Questa narra l’origine del palazzo in cui lavorò mezzo secolo. Giurai che se fossi sopravvissuto alla sua mano malferma ed al rasoio così vicino alla mia gola l’avrei trascritta. Ed eccola qua.»
“Mi chiamo Ernest. Ernest Verner. Sono nato in una cittadina della Moravia del nord nel 1918. Mia madre faceva l’insegnante, luterana praticante, di una buona famiglia cecoslovacca. Mio padre era un montanaro svizzero, di San Gallo per l’esattezza, della blasonata famiglia Scheitlin, e dirigeva una centrale del latte in Austria. A nove anni fui messo in un collegio di Gesuiti in Svizzera dal quale scappai a quindici, alla volta di Bruxelles, per non subire più le prepotenze di compagni e professori che mi deridevano continuamente perché ero goffo e taciturno.
Da allora non mi sono più fermato. Alla ricerca della mia unica possibile strada… quella di essere un artista!”
Durante un appassionato lavoro di ricerca iniziato due anni fa su Ernest Verner, artista ancora misconosciuto, ho avuto la fortuna di ritrovarmi tra le mani il dattiloscritto inedito Le Quêteur (Il questuante, 1994) di André Louis Caruel, psicanalista e scrittore francese che ritrae Verner nel suo periodo parigino a ridosso degli anni Cinquanta. Caruel, che gli è stato vicino in quegli anni, racconta le vicissitudini e le frequentazioni dell’amico pittore in modo sottilmente umoristico, spesso evidenziando il suo tratto esistenzialista, straniero a se stesso e al mondo, anticonformista e riluttante ad accettare le leggi del mercato dell’arte. (A. Leccese)
Teo, Alma, Lisa e Savio sono quattro diverse facce di uno stesso disagio. Vivono intrappolati in un passato con cui non riescono a fare i conti. Ogni loro tentativo di voltare pagina, di guardare al futuro con occhi nuovi, s’infrange contro il muro di vecchi traumi mai superati. Quelli che sembrano quattro destini disgiunti vengono coinvolti in una vicenda oscura che farà luce su annose questioni irrisolte.
Sullo sfondo domina l’esigenza di riappacificarsi con il proprio trascorso, anelando a un passato perfetto che consenta a ciascuno di vivere il presente senza l’ossessione di doversi voltare a ogni passo, liberandosi, così, del peso debilitante dei rimpianti.
Chiara è una diciassettenne di periferia bella e intelligente, con la passione per la scrittura e un profondo vuoto nel cuore. Marco è un ragazzo silenzioso e imperscrutabile che ama starsene per i fatti propri, lontano dai rumori e dalle luci della città. Il loro incontro, fra tormenti e paure, innescherà una serie di eventi che porterà alla luce episodi di un passato oscuro fatto di droga, violenza e inquietudine. Chiara e Marco troveranno conforto nella condivisione e capiranno di non essere soli: ognuno ha i suoi fantasmi.
“Destini che si incrociano; storie, apparentemente lontane nel tempo e nello spazio, che si intrecciano seguendo il ritmo delle stagioni.
La quinta stagione sta dietro le “quinte”, abbraccia tutte le altre, mette i personaggi di fronte a loro stessi e alle loro scelte; perché vivere la vita non è eseguire un assolo, ma inserirsi in un coro che canta note in continua mutazione.
Autunno, Inverno, Primavera, Estate.
Quinta.
Malinconia, Squallore, Amore, Allegria.
Equilibrio.
Omicidio, Stupro, Tradimento, Vendetta.
Castigo.”
…forse non a tutti i single giudiziari del mondo è accaduto o accadrà di incontrarla; ma tutti, prima o poi, dovrebbero imbattersi in una Miranda e farne tesoro…
…magari, d'estate, nello stesso scompartimento del treno, seduta di fronte a voi, a chiedervi se vi dà fastidio il fumo e domandarvi del fuoco…
…e se lei legge con referenza evangelica il Manifesto e voi, invece, scorrete Libero, …e se da lei vi dividono, oltre al valore aggiunto di un fracco di anni, anche la depressione e l'insonnia che non vi consentono di dormire nemmeno il minimo sindacale, i suoi dieci centimetri in più, un inesorabile debito vitalizio verso l'ex moglie ed anche un accendino che non riuscite a far funzionare quando proprio occorre… Miranda saprà lo stesso come farvi sentire grande e importante, e saprà sorridervi e ridere assieme a voi….
La professoressa Roxanne Carrisi è donna bella e molto intelligente. Dotata di notevole intuito per gli affari, fonda una scuola di insegnamento della lingua inglese e la fa prosperare sbaragliando la concorrenza. Tuttavia malgrado il cinismo di facciata si rivela incredibilmente sprovveduta nei rapporti con gli uomini, che spaventa con il suo modo di fare energico e spesso aggressivo. Dopo un paio di fidanzamenti falliti miseramente con molti rimpianti, incontra un giovane milanese simpatico e di bell’aspetto che le propone di sposarlo. Lei ne è rapita, ma qualcosa in cuor suo le suggerisce di lasciar perdere…
Siamo intorno al 270 a.C.; Roma ha conquistato Taras, la più importante città della Grecia d’Occidente, conosciuta anche come Magna grecia, e ha ormai il controllo della penisola italiana. Alcuni spiriti indomiti, come il poeta Leonida, lasciano Taras scegliendo l’esilio volontario e trovano asilo nella comunità greca che vive intorno al Tempio di Hera Lacinia (oggi Capo Colonna, vicino Crotone).
I personaggi de La taverna di Crisa si trovano ad essere protagonisti involontari e inconsapevoli di un momento storicamente significativo: il passaggio dal mondo greco al mondo romano. I rapporti sentimentali e conflittuali che si instaurano tra i protagonisti sono quelli che costantemente si profilano nelle relazioni umane in presenza dei tanti cambiamenti avvenuti nella storia dell’uomo.
Siamo in un periodo lontano da noi ma il filo rosso che rende attuale il romanzo è rappresentato proprio dalla tumultuosa fase di cambiamento che anche oggi ci troviamo a vivere.
Diverse le cause, diverse le epoche ma costante il protagonista: l’uomo con il suo bagaglio ricco di contrastanti sentimenti che vanno dal rifiuto del presente per rifugiarsi nel passato, comodo e sicuro in quanto vissuto, alla speranzosa fiducia nel futuro.
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