TANTI RACCONTI TANTI COLORI
10,00 €
Il libro contiene 6 racconti illustrati a colori:
- Raggio di luna
- Il pesciolino che non sapeva nuotare
- Il trenino impertinente
- Taddeo e Susanna. Storia di due remi
- Il fanale
- Cricche Crocche e Manico d’Uncino
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Il libro contiene 6 racconti illustrati a colori:
Categoria: | Narrativa |
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Una realtà contemporanea frammentaria e contraddittoria, intrisa d'incertezza, dove i bisogni essenziali e profondi dell'ambiente, della vita e dell'amore riemergono prepotenti nelle scelte di ciascuno benché talvolta si perdano.
Sulla scena, situazioni rapide, personaggi netti, e, al contrario, figure sfuggenti.
In evidenza: Noè. Lavoratore precario ma tempra “rocciosa”. Eroe generoso nella lotta tenace per la difesa del bosco. Custode di assetti consolidati, nella vita privata e affettiva.
Delisa. Ricercatrice. Personaggio riottoso ma determinato quando sono in gioco valori autentici.
Dicono che quando stai per morire ti scorra davanti agli occhi tutta la tua vita in un attimo. A Francesco non va proprio così: lui ripercorre la vita di Maya e Lorenzo, o meglio, la loro storia d’amore. Quella di due anime che si sono unite in maniera indissolubile senza lasciarsi più. Neanche nei momenti peggiori. Ma può l’amore tenere uniti due corpi che non fanno altro che respingersi?
Baciami prima di andare è una storia vera che viene raccontata da un letto d’ospedale, dove l’autore e il protagonista finiscono per colpa di un incidente d’auto. Situazione che porta Francesco a ricordare la storia tra Maya e Lorenzo: il primo incontro; il primo bacio; i tanti pensieri scritti; l’esplosione di una passione senza limiti che li porta a viaggiare per il mondo, dal Brasile al Marocco, passando per le Antille, ma tornando sempre a Napoli. Metafora di un punto di partenza in cui ad attenderli c’è sempre quell’amore che non vuole saperne di lasciarli andare. Come un elastico che, in un tira e molla continuo, appare sempre vicino al suo punto di rottura.
«C’erano una volta due fratelli che vivevano in una città all’estrema punta d’un regno a forma di stivale. Si chiamavano Onofrio e Antonio. Avevano una sorella stupenda, Annamaria, sposata ad un tipo disceso in città dalle colline vicine. Il regno, meraviglioso, era solcato da montagne alte e coperte di neve che si tuffavano direttamente nel mare, boschi scuri e profondi e fiumi d’argento. La gente che viveva in questo regno straordinario parlava cantando e i paesi sembravano fatti di marzapane e frutta candita, con case bianche e bordò aggrappate alle pendici dei monti o attorno a piccoli porti in cui si specchiavano barche azzurre.
Questa è la storia di Giulietta: non voleva andare a teatro, eppure ci andò. È la storia di un mucchio di mattoni e cemento impastati con tanti buoni sentimenti. È una storia d’amore.
Mi è stata raccontata da un barbiere che aveva bottega nel palazzo del teatro Petruzzelli, a Bari. A quel tempo avevo ancora i capelli e una volta alla settimana, essendo molto vanitoso, me li andavo a far spuntare e pettinare.
Il barbiere, ottant’anni vispi e arzilli, parlava senza sosta. Giorno dopo giorno si cominciò a far strada nella mia mente l’idea di raccogliere per iscritto le sue chiacchiere. Questa narra l’origine del palazzo in cui lavorò mezzo secolo. Giurai che se fossi sopravvissuto alla sua mano malferma ed al rasoio così vicino alla mia gola l’avrei trascritta. Ed eccola qua.»
Chiara è una diciassettenne di periferia bella e intelligente, con la passione per la scrittura e un profondo vuoto nel cuore. Marco è un ragazzo silenzioso e imperscrutabile che ama starsene per i fatti propri, lontano dai rumori e dalle luci della città. Il loro incontro, fra tormenti e paure, innescherà una serie di eventi che porterà alla luce episodi di un passato oscuro fatto di droga, violenza e inquietudine. Chiara e Marco troveranno conforto nella condivisione e capiranno di non essere soli: ognuno ha i suoi fantasmi.
Siamo intorno al 270 a.C.; Roma ha conquistato Taras, la più importante città della Grecia d’Occidente, conosciuta anche come Magna grecia, e ha ormai il controllo della penisola italiana. Alcuni spiriti indomiti, come il poeta Leonida, lasciano Taras scegliendo l’esilio volontario e trovano asilo nella comunità greca che vive intorno al Tempio di Hera Lacinia (oggi Capo Colonna, vicino Crotone).
I personaggi de La taverna di Crisa si trovano ad essere protagonisti involontari e inconsapevoli di un momento storicamente significativo: il passaggio dal mondo greco al mondo romano. I rapporti sentimentali e conflittuali che si instaurano tra i protagonisti sono quelli che costantemente si profilano nelle relazioni umane in presenza dei tanti cambiamenti avvenuti nella storia dell’uomo.
Siamo in un periodo lontano da noi ma il filo rosso che rende attuale il romanzo è rappresentato proprio dalla tumultuosa fase di cambiamento che anche oggi ci troviamo a vivere.
Diverse le cause, diverse le epoche ma costante il protagonista: l’uomo con il suo bagaglio ricco di contrastanti sentimenti che vanno dal rifiuto del presente per rifugiarsi nel passato, comodo e sicuro in quanto vissuto, alla speranzosa fiducia nel futuro.
Questo libro non è un romanzo di fantasia, ma la storia vera di Pasquale Leonardo Panuzzo, giovane calabrese nato nel 1885, che all’età di 16 anni, pur figlio di genitori benestanti, abbandona la terra natìa e gli affetti più cari e parte alla ricerca di un agognato percorso di vita. Giunto negli Stati Uniti, tra vicissitudini e sacrifici estenuanti, riesce a rendere concrete le sue aspirazioni lavorative estreme e pregiudizi ambientali tesi a ostacolare fortemente l’integrazione degli immigrati. Trova supporto nell’amorevole relazione epistolare con Carolina Coluccio, giovane donna del suo paese d’origine, che attratta dalla sua forte personalità decide di raggiungerlo per condividerne gli ambiziosi progetti. La narrazione è stata ispirata dal protagonista mediante un manoscritto aggiornato di continuo e infine affidato a un nipote barese nell’unico viaggio di ritorno in Italia.
…forse non a tutti i single giudiziari del mondo è accaduto o accadrà di incontrarla; ma tutti, prima o poi, dovrebbero imbattersi in una Miranda e farne tesoro…
…magari, d'estate, nello stesso scompartimento del treno, seduta di fronte a voi, a chiedervi se vi dà fastidio il fumo e domandarvi del fuoco…
…e se lei legge con referenza evangelica il Manifesto e voi, invece, scorrete Libero, …e se da lei vi dividono, oltre al valore aggiunto di un fracco di anni, anche la depressione e l'insonnia che non vi consentono di dormire nemmeno il minimo sindacale, i suoi dieci centimetri in più, un inesorabile debito vitalizio verso l'ex moglie ed anche un accendino che non riuscite a far funzionare quando proprio occorre… Miranda saprà lo stesso come farvi sentire grande e importante, e saprà sorridervi e ridere assieme a voi….
…ma lei non lo fa apposta; lei è proprio nata così. A parte questo, Uga non nuoce gravemente alla salute; al massimo, può accadere soltanto che, al primo impatto, servano delle precauzioni, che a freddo, si notino effetti indesiderati; niente di preoccupante; anzi, se lei si occupa di altro e si trova in migliori compagnie, può riuscire davvero gradevole, anzi, persino adorabile…
…un tiepido pomeriggio primaverile; San Benedetto del Tronto seduceva come una donna avvenente, nell'età in cui la piena maturità sembra un prezioso dono del cielo, pronta a sfoggiare i suoi gioielli in onore degli ospiti di riguardo da ricevere nel salotto buono di viale Moretti o nel verde lussureggiante dei giardini del parco tra piazza Giorgini al…
…Ricordati: se sono rose, appassiranno! Andava sentenziando zio Lele, come una costante del proprio pensiero, sempre propenso a teorizzare. Il che – a ben rifletterci – è cosa più certa della stessa fioritura delle rose che quando viene, se mai davvero viene, può abortire, venire male e, comunque sia, è sempre effimera. A Dio spiacendo.
…Ji so' Mecciu (Matteo) laico mi nonno; steve a Chicago e faceve il job de machine sembe co blecco ende, tuenti iarre, e mo invece sto a fa u signo' e nu gire primme da turnà all'Italy, o chiù belle contri indeuor; uanne uik o tenne jurne alla Frange, ncoppe a nu carr speciale … ghidappe,… lucca… yù na bella gherl; ai laico macce… si yù uon… nuje ken… e facimme nu big meuigge….
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