TANTI RACCONTI TANTI COLORI
10,00 €
Il libro contiene 6 racconti illustrati a colori:
- Raggio di luna
- Il pesciolino che non sapeva nuotare
- Il trenino impertinente
- Taddeo e Susanna. Storia di due remi
- Il fanale
- Cricche Crocche e Manico d’Uncino
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Il libro contiene 6 racconti illustrati a colori:
Categoria: | Narrativa |
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Il romanzo descrive le vicende accadute in Lombardia durante quelli che furono definiti “anni di piombo”, tra il 1973 e il 1980, anni che videro la nostra nazione teatro di violenze di piazza, con lotte armate e atti di terrorismo.
Il protagonista, Ettore Mariani, nome in codice Aquila, è un ufficiale dell’Esercito italiano impegnato con i suoi giovani compagni in azioni militari ad alto rischio per contrastare pericolosi gruppi terroristici pronti a destabilizzare il nostro Paese.
Accanto a queste vicende si inseriscono la vita privata di Ettore, la sua famiglia, i suoi amici e i luoghi dell’infanzia nella sua città natale, Bari.
Gli episodi riportati avvincono e tengono il lettore legato e con il fiato sospeso, come se egli stesso fosse lì, insieme al protagonista, durante le operazioni militari.
I personaggi, descritti con fugaci ma precise e colorate pennellate, si pongono accanto al lettore con la loro semplice umanità e con le loro debolezze.
Proprio questo colpisce il lettore: l’umanità dei protagonisti si contrappone a un mondo devastato da terrore, sparatorie, agguati, rapimenti e uccisioni.
Animo buono, quello del protagonista, che crede nell’amicizia, nell’amore, nella fede; legato alla sua terra e alla sua Patria, sa soffrire e pregare battendosi fino in fondo per il bene comune.
Un’aquila che protegge amorevolmente il suo nido, ma sa usare gli artigli per combattere chi tenta di destabilizzare l’ordine armonioso della vita sociale.
Chiara è una diciassettenne di periferia bella e intelligente, con la passione per la scrittura e un profondo vuoto nel cuore. Marco è un ragazzo silenzioso e imperscrutabile che ama starsene per i fatti propri, lontano dai rumori e dalle luci della città. Il loro incontro, fra tormenti e paure, innescherà una serie di eventi che porterà alla luce episodi di un passato oscuro fatto di droga, violenza e inquietudine. Chiara e Marco troveranno conforto nella condivisione e capiranno di non essere soli: ognuno ha i suoi fantasmi.
Beppe si risveglia in una stanza buia e non ha idea di come ci sia finito. Percepisce soltanto un fetore che sembra muffa e la durezza di un materasso putrido. Il suo corpo è irrigidito e dolorante. Non è solo, nel letto accanto al suo c’è un uomo ambiguo del quale non sa se fidarsi.
Quando alcuni ricordi cominciano a riaffiorare, Beppe prova a ricostruire la sua intera storia e intraprende un profondo viaggio alla ricerca della libertà.
Questo libro non è un romanzo di fantasia, ma la storia vera di Pasquale Leonardo Panuzzo, giovane calabrese nato nel 1885, che all’età di 16 anni, pur figlio di genitori benestanti, abbandona la terra natìa e gli affetti più cari e parte alla ricerca di un agognato percorso di vita. Giunto negli Stati Uniti, tra vicissitudini e sacrifici estenuanti, riesce a rendere concrete le sue aspirazioni lavorative estreme e pregiudizi ambientali tesi a ostacolare fortemente l’integrazione degli immigrati. Trova supporto nell’amorevole relazione epistolare con Carolina Coluccio, giovane donna del suo paese d’origine, che attratta dalla sua forte personalità decide di raggiungerlo per condividerne gli ambiziosi progetti. La narrazione è stata ispirata dal protagonista mediante un manoscritto aggiornato di continuo e infine affidato a un nipote barese nell’unico viaggio di ritorno in Italia.
Le opere letterarie di Nicola Filieri rappresentano un’esperienza portata avanti con una forte attenzione al linguaggio della tradizione. C’è una comunicazione in vernacolo, briosa e sincera, che anima un mondo in cui i giovani non si arrendono alla disoccupazione e i nonni difendono il decoro famigliare. Il Vangelo secondo Nicola appare come una somma di sketch per la creazione di un racconto, mai irriguardoso, sui temi della tradizione religiosa. La verve dei personaggi non forza nessun limite, proponendo una vicinanza empatica, una riscrittura surreale dell’evento religioso. Il nonno della commedia Carovana Puglia borbotta, non si quieta ed esprime la sua genuinità pugliese. La nipote Carmela raffigura un bisogno di integrità lontano da ogni compromesso. Queste ed altre sono le vicende di “creature della vita e del dolore” o di vite in cui è leggibile la sensibilità popolare spesso in con-trasto con la fatua modernità cittadina. I personaggi qui sono anime della buona volontà; così, in La buonanima di nonno Nicola, il medico è un uomo attento all’ascolto del paziente; il cognato Pierino fa di tutto per sostenere la famiglia.
Cresciuto in mezzo al deserto della Giordania sotto lo sguardo amorevole della guaritrice del suo villaggio, il giovane Almotasim ha un sogno che lo spinge a intraprendere un viaggio avventuroso verso Parigi all’indomani della terribile guerra dei Centanni. E’ il 1465. Qui inizia la ricerca di ciò che il destino ha in serbo per lui.
“L’Italia s’è rotta!”, berciava da una improvvisata tribuna Peppe “il Picciotto”, filosofo proletario che – un tempo ormai lontano – dilettava la piazza grande del paese, parafrasando il titolo di un film proiettato negli anni ottanta. Se fosse stato ancora in vita, probabilmente quegli anni gli sarebbero sembrati meno peggiori degli attuali… L’Italia s’è rotta ma, evidentemente, non gli italiani – in senso metaforico – consegnatisi volontariamente in ostaggio a scaltri manipolatori di cervelli e di coscienze. E allora, prima che la Storia d’Italia venga cancellata – sempre metaforicamente – e dell’Elmo di Scipio si perdano le tracce, diamo una ripassata alle vicende del nostro Paese con atteggiamento ironico perché, come sosteneva Robert Shaw, la situazione è drammatica ma non seria…
«C’erano una volta due fratelli che vivevano in una città all’estrema punta d’un regno a forma di stivale. Si chiamavano Onofrio e Antonio. Avevano una sorella stupenda, Annamaria, sposata ad un tipo disceso in città dalle colline vicine. Il regno, meraviglioso, era solcato da montagne alte e coperte di neve che si tuffavano direttamente nel mare, boschi scuri e profondi e fiumi d’argento. La gente che viveva in questo regno straordinario parlava cantando e i paesi sembravano fatti di marzapane e frutta candita, con case bianche e bordò aggrappate alle pendici dei monti o attorno a piccoli porti in cui si specchiavano barche azzurre.
Questa è la storia di Giulietta: non voleva andare a teatro, eppure ci andò. È la storia di un mucchio di mattoni e cemento impastati con tanti buoni sentimenti. È una storia d’amore.
Mi è stata raccontata da un barbiere che aveva bottega nel palazzo del teatro Petruzzelli, a Bari. A quel tempo avevo ancora i capelli e una volta alla settimana, essendo molto vanitoso, me li andavo a far spuntare e pettinare.
Il barbiere, ottant’anni vispi e arzilli, parlava senza sosta. Giorno dopo giorno si cominciò a far strada nella mia mente l’idea di raccogliere per iscritto le sue chiacchiere. Questa narra l’origine del palazzo in cui lavorò mezzo secolo. Giurai che se fossi sopravvissuto alla sua mano malferma ed al rasoio così vicino alla mia gola l’avrei trascritta. Ed eccola qua.»
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