Ricercatrice di Filosofia del linguaggio e docente di Sociolinguistica nella Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università di Bari.
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Fashion Intelligence
La moda è un modo di essere nel mondo. La moda è in ognuno di noi. A differenza dello stereotipo che la intende solo come una forma di imitazione acritica, la moda è progetto, realtà in divenire, intelligenza del gusto. Il progetto Fashion Intelligence nasce da un gruppo di studiose, artiste e comunicatrici che propongono una visione dinamica e propulsiva della moda nell’epoca contemporanea. psicologia, mediologia, cultura visuale, studi culturali, arte e creatività sono i territori interconnessi in cui le autrici dispiegano la loro originale prospettiva. Il libro si offre come un contributo di riflessione attiva per chiunque voglia leggere, interpretare, agire nella moda e nella società con la consapevolezza che il suo futuro sia ora.
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IL CORPO RIVESTITO
“Parlare il corpo” con le sue maschere, a cominciare da quella che nella nostra cultura è la superficie più letterale: l'abito, forma di un rapporto del corpo con il mondo e con gli altri corpi. L'abito riveste, e nella iterazione è il richiamo a successive e infinite superfici, a una metamorfosi, che fa sì che il punto limite del corpo non sia il “corpo nudo” ma il ripetersi dei rivestimenti. La moda rappresenta una scrittura dell'abbigliamento, e qui 'scrittura' sta per tutto ciò che traduce, interpreta, costruisce e decostruisce il corpo, superandosi sempre: la moda si origina nel contrasto tra travestimento e carattere, e si fonda sul paradosso dell'obbligatorio e dell'immotivato. Solo l'abito e il maquillage possono esemplarmente esporre il corpo a un rapporto con la letteratura, l'iconografia, il mito, l'immaginario, le tecnologie, poiché ne “abbassano” la dignità fino alla frivolezza. Il rapporto tra scritture valica la sistematicità di struttura: è una scienza 'poco seria”, singolare e un po' curiosa di tutte le altre scienze.
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Scritture/ Visioni
Percorsi femminili della discorsività Scrivere come vedere: il paragone è di Christa Wolf, che nelle Premesse a Cassandra paragona l’opera dello scrittore/scrittrice alla funzione di disvelamento messa in atto dalla veggente troiana. Scrittura è ciò che si dà non nella forma della trascrizione, della messa in parole di linguaggi precedentemente posseduti, bensì in quella della generazione di linguaggio, sia esso verbale o non verbale, come processo in divenire.
La letteratura, l’arte, il cinema, sono sistemi che partecipano della scrittura come condizione di possibilità del linguaggio: possibilità di vedere oltre gli stereotipi e il senso comune, e possibilità anche di rendere noti, svelati benché mascherati, gli statuti socio-linguistici in base ai quali è organizzato nel mondo l’accesso al discorso.
Da sempre le donne hanno varcato questo accesso con diffidenza, timidezza, reticenza, data la loro condizione subordinata nelle gerarchie sociali e la loro espressività spesso eretica rispetto all’ordine del discorso.
Eppure, il più delle volte, quando una donna ha realizzato il passaggio dal silenzio alla parola nella forma della scrittura, lo ha fatto con tale forza e tale carica dirompente da passare a pieno titolo nel campo della sperimentazione più ardita e della rivoluzione dei linguaggi.
Le donne cui questo libro è dedicato si inscrivono a pieno, pur in forme diverse, in questa tensione. E l’analisi dei testi può permettere di giungere ai luoghi di trasformazione del segno parola, immagine, suono dove è possibile vedere come i segni, pur nella loro autosussistenza estetica, richiamino stili e discorsi la cui interrelazione può mostrarsi pregna di valori non stereotipati.
(dalla presentazione di Patrizia Calefato)