Professore straordinario di Antropologia culturale nella Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Bari. Tra le sue pubblicazioni: Scienza della cultura e logica di classe, 1974; La materia culturale. Strutture, miti, riti, scambi, maschere, Adriatica, Bari 1982; Con Edizioni dal Sud ha pubblicato “I diritti delle differenze. Sul sistema dell’apartheid, 1991. Ha tradotto in italiano opere di Sebag, Balandier, Propp, Jakobson.
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dal Sudafrica
Dal Sudafrica, paese ricco ed economicamente sviluppato, paese che occupa un ruolo importante nella scacchiera internazionale delle grandi potenze, provengono voci di sofferenza per la crescente diffusione della povertà e delle malattie come l’AIDS. Queste voci, raccolte dai nuovi movimenti sociali sudafricani, dicono che nella società del post-apartheid, in cui si avvia il nuovo corso della democrazia, si ridisegnano forme antiche e nuove di disuguaglianza e di discriminazione sociale. Dal Sudafrica, esse richiamano alle responsabilità nei riguardi della vita dell’altro, rimettono in discussione diritti umani e forme di vita all’interno del capitalismo globalizzato e chiedono di essere ascoltate.
Quali i compiti che si impongono alle scienze sociali? Riorientare lo sguardo per leggere le forme dello sviluppo non sganciate dalle forme di riproduzione sociale e di vita.
Il libro riporta anche, come documentazione e materiale di discussione, testi fra i quali passi scelti della Constitution of Republic South Africa del 1996 e della Prefazione dell’arcivescovo D. Tutu ai lavori della Commissione per la verità e la Riconciliazione, la dichiarazione introduttiva di Zackie Achmat del TAC e quella conclusiva al Summit di Cape Town del 2003.
L’analisi della società sudafricana, già iniziata con l’esame del sistema dell’apartheid (I diritti delle differenze, Edizioni dal Sud, Bari 1991), è ora dedicata ai problemi della transizione alla democrazia e vuole contribuire alla costituzione di un osservatorio di analisi antropologica dei rapporti tra sviluppo e sottosviluppo nel mondo. -
I diritti delle differenze
Sul sistema dell’apartheid Politica dello sviluppo separato significa per il governo dell’apartheid fondamentalmente esclusione dell’altro del sudafricano nero, ridotto a straniero, nella sua terra dalla propria entità politica e culturale; significa far cominciare la storia del Sud Africa con la storia del dominio bianco in Sud Africa.
Il governo bianco non solo decide dell’identità politica e culturale della popolazione bianca ma, con il pretesto del rispetto delle differenze, decide anche delle identità etniche e culturali della popolazione nera raggruppata nei Bantustan o negli Homeland o nei Black States.
Le delimitazioni territoriali in cui viene segregata la popolazione nera sono inserite in una politica di tutela delle terre affidate a questa popolazione sicché l’esclusione della popolazione nera dalla cittadinanza sudafricana viene presentata come opera di promozione dello sviluppo di Stati nazionali fondati sul principio di autodeterminazione e di sovranità nazionale.
Ma i meccanismi attraverso i quali si esercita la tutela di un popolo sono in evidente contraddizione con il suo processo di autodeterminazione razziale.
L’apartheid opera l’esclusione dell’idea di umanità dal diritto perché segna la fine della solidarietà che è alla base di questa idea; e la costituzione di nazioni indipendenti su basi etniche affida la comunità al suo istinto di conservazione, la separa dai vincoli della solidarietà umana e la svincola dal valore simbolico di umanità.
Questo libro contiene anche, come documentazione e materiale di discussione, testi fra i quali la Costituzione sudafricana del 1961, passi scelti della Costituzione sudafricana del 1983, la Carta della libertà dell’A.N.C. e la Carta di Algeri. -
Itinerari di antropologia culturale
Il libro esamina alcuni itinerari dell’antropologia culturale particolarmente significativi, per comprenderne l’attuale configurazione e per individuare i compiti a cui essa, in situazioni storiche diversificate da quelle in cui nacque, può oggi essere chiamata.
Ma “itinerari” nel titolo si riferisce anche a un’innegabile caratteristica dell’antropologia culturale, quella del suo collegamento con il viaggio: sua caratteristica talmente peculiare, da comportarne la riorganizzazione, una volta che l’antropologo deve ormai, come già Lévi-Strauss diceva in Tristi Tropici, e a maggior ragione oggi con la mondializzazione del mercato, dare l’addio ai viaggi, in seguito alla scomparsa delle culture differenti.
Si pone, di conseguenza, una questione epistemologica che richiede la riflessione critica sulla formazione degli strumenti concettuali e degli “oggetti” stessi dell’antropologia culturale.
Per questa strada, ci si trova di fronte al problema del rapporto dell’antropologia culturale con la linguistica e con la semiotica, e a quello del rapporto dell'”oggetto culturale” (il mito, per esempio) con la lingua e più in generale con i sistemi segnici, verbali e non verbali.
La stessa questione della differenza, oggetto privilegiato dell’antropologia culturale, si decide principalmente in base alla lingua, come soprattutto risulta dal sistema dell’apartheid. -
L’estraneità che accomuna
Il soggetto e la struttura di alterità, Percorsi di alterità, ovvero La parola altra: sono queste le tematiche che soprattutto accomunano i discorsi che, da punti di vista anche disciplinarmente diversi, si svolgono in questo libro, che ha nell’incontro dialogico il suo presupposto e il suo fine.
La crisi di identità del soggetto è solo un aspetto della crisi della stessa categoria di identità di cui il soggetto è espressione; e ci comporta il riproporsi della questione delle differenze vi compresa la differenza-identità femminile, la cui emersione molto ha contribuito alla evidenziazione della imprescindibile apertura del soggetto verso l’alterità.
L’alterità del soggetto o anche la sua dimensione corporea, intercorporea, con la sua irriducibile materialità, con la sua resistenza rispetto alla coscienza, al progetto, alla narrazione biografica o alla ricostruzione di una memoria collettiva Ð un’alterità come estraneità, sia l’estraneità come sfida nella ricostruzione di una nuova identità, nella ricomposizione del soggetto, sia l’estraneità che irreparabilmente isola e disgrega, sia quella estraneità che, nella differenza, fondamentalmente accomuna.