Giovanni Perillo, nel suo lavoro artistico e di insegnante ricerca stimoli e processi di interazione creativi. Ha relazionato sue ricerche al “Congress of the International Association of Empirical Aesthetics” (IAEA) presso l’Università di New York (2014), di Vienna (2016), di Toronto (2018) e al “Children and Childhood Territories International Colloquium” presso l’Università di Brasilia (2018). In Italia presso il
Politecnico di Milano (2012), l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano (2017 e 2018), presso l’Università di Lecce (2017) e di Macerata (2018). Tra le esposizioni delle sue
opere: il gioco di Piero, Galleria d’Arte Contemporanea Derbylius Milano (2010); Risvolti, Fondazione Mudima per l’Arte Contemporanea Milano (2013). Ha pubblicato articoli su Athanor (2015, 2018), Nuova Meta (2014, 2017). Ha pubblicato con Giuseppe Laterza editore: Pittura, proprietà combinatorie e composizioni modulari (2016); Estetica delle migrazioni (2017); Modugno. Alla scoperta del territorio, con
L. Ponzio (2015).
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Per un approccio non conformista dell’esperienza estetica e conseguenze didattico-pedagogiche – teorie e pratica sperimentale
Se il lavoro fosse il bisogno che si sopprime nello scambio, allora il lavoro nella società attuale così come nell’arte attuale, sarebbe caratterizzato da un’assenza di scambio, o scambio solo in apparenza, cioè quando, pur considerando l’attività che si genera nel soggetto interagente con l’oggetto nello scambio, le interazioni, i comportamenti in atto e le conseguenze degli stessi risultano pre-determinati, pre-vedibili. Quando, invece, l’azione dei soggetti interagenti con uno stimolo (l’opera d’arte o un oggetto della realtà) conduce a risultati imprevedibili, eterogenei, lontani da un modello conformista, in quanto conforme (e che conferma) ad un modello dominante, omologante, si rileva uno scambio reale. Se nell’esperienza estetica i soggetti interagenti non fossero stimolati ad assumere una posizione contemplativa, potrebbero leggere o modificare attivamente e in maniera imprevedibile un’opera d’arte (o un oggetto della realtà, o la propria identità), attraverso la propria proiezione immaginativa e la conseguente formulazione di ipotesi sulla stessa. Il percipiente, in tal caso, non mirerebbe alla conferma di un modello di realtà già noto (rinforzandolo) o alla sua conservazione, ma al suo perfezionamento dinamico. Se mutuassimo tali considerazioni per spenderle anche in ambito didattico-pedagogico, le conseguenze diverrebbero fondamentali. In alternativa ad un’azione didattica cristallizzata sull’affinamento delle stesse capacità e conoscenze, che non alimenta l’eterogeneità dei bisogni e si conforma ad un modello di realtà già data, precostituita e prevedibile nella quale ruoli e scopi dei diversi attori sono predeterminati, si propone un metodo di insegnamento che promuove un modello di realtà mutevole, mira alla ricerca di ideali e rafforza l’approccio esplorativo e creativo.
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SKIN COLORS TEST
La libertà di ognuno di sapere, fare ed essere qualcosa non può non richiedere l’inibizione delle interferenze, delle influenze da parte di altri. SKIN COLORS TEST cerca di rilevare l’influenza di stereotipi e pregiudizi, positivi o negativi, sulle scelte estetiche tra diverse colorazioni della pelle e loro motivazioni. SKIN COLORS TEST promuove la possibilità di generare un conflitto in un soggetto, che parta dal soggetto stesso. La possibilità di creare un conflitto nel soggetto che sceglie e agisce sulla realtà potrebbe portare tanto alla possibilità di aumentare nel soggetto il senso di responsabilità delle proprie scelte e azioni, quanto alla possibilità di riflettere sull’influenza di modelli socio-culturali sulla convinzione dell’acquisizione della propria capacità di scegliere in libertà.