Tra luci e ombre mi aggiro – versi e disegni
14,00 €
Una fessura rosa
di luna
e un abbraccio
improvviso
di un bambino
piovono sul mio cuore
emozionandolo.
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Una fessura rosa
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e un abbraccio
improvviso
di un bambino
piovono sul mio cuore
emozionandolo.
Categoria: | Poesia |
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Questa raccolta di poesie è una selezione di quelle scritte dal 2018 al 2021 ed è pubblicata a distanza di dodici anni dall’ultima (Viandante del mare, Adda Editore, Bari 2009).
Il lungo silenzio di nove anni è stato determinato da un profondo declino di vita che ha soffocato la mia anima. Silenzio sofferto per empatia sprecata che, nel tempo, ha spento in me la poesia. Infine l’alba nasce dalla riconquista del dialogo con me stesso, che mi ha indotto a un sereno approccio con il valore dell’esistenza, mia e degli altri, e che mi ha permesso di affermare che «in fine sto amando».
Mentre rumoreggiano schermaglie di vacui duelli su come si scrive, su come si legge il dialetto barese, che molti vorrebbero lingua viva, ma la feriscono con termini desueti e pronuncia arcaica, altri si attardano con pensierini e dedicucce, tanti si dicono poeti e tanti detentori del verbo… arriva lui, Davide Ceddìa, con il dialetto 2.0 a dimostrare che il dialetto è lingua viva perché si nutre di cultura e si aggiorna come tutte le lingue vive.
Alla base, dunque, un bel bagaglio culturale, una bella sensibilità artistica, musicale, attoriale e poi un giovanile entusiasmo con cui affronta impegni artistici e poetici.
È davvero una bella soddisfazione constatare che la gente non è quel “popolino” che molti vorrebbero ammansire con dialetti sguaiati al servizio di risate grasse e volgari. Il popolo di F.B. ha promosso la raffinata e colta ironia di Davide che usa il dialetto barese per far ridere e sorridere, per commuovere e pensare. Così come deve essere. Poi ci sono le sue canoni, le sue musiche, le sue interpretazioni e la sua chitarra. Credo che Davide lascerà un bel segno del suo passaggio.
Vito Signorile
Questa raccolta di poesie è una carta da giocare per accantonare gli errori ormai commessi e poterne commettere di nuovi.
Riunisce momenti di empatia, sensi di colpa, prospettive, giudizi, amori, dolori, consapevolezze e sinfonie di rabbia attraverso le parole.
Adornare banalità.
In un celebre saggio, apparso su «il manifesto» il 12 ottobre 2006, Lorenzo Imbeni sosteneva che «gli oggetti – vale a dire la realtà artificiale con cui intrecciamo un continuo rapporto nel quotidiano – si pongono come nodi complessi di relazioni attraverso cui esercitiamo il nostro legame operativo con il mondo, un rapporto multidimensionale che si esprime non solo nella funzionalità dei nostri atti fisici, ma anche nei significati simbolici, nelle immagini percettive, nelle relazioni sociali».
Del resto da Husserl in poi l’analisi strutturale dell’esperienza pura e senza mediazioni dei fenomeni
da parte della coscienza ha sempre privilegiato gli oggetti della quotidianità come centro dell’incontro con l’atto percettivo.
Ora queste poche pagine vogliono essere, a loro modo, un contributo allo svelamento dell’occulto che c’è nella esperienza ordinaria, secondo la lezione heideggeriana dell’agire progettante e del “fare con” gli oggetti, invece che del “pensare di” essi, mettendo definitivamente da parte tutto ciò che presumiamo di sapere sulle cose.
Ma forse è solo un gioco.
Savelletri assurge, in questa raccolta, a cuore di un territorio lirico nettato, essenzializzato, vivificato infine da quell’umano miracolo che è, sempre, la parola poetica.
Mari ra Calabria, beddu, prima calmu, poi agitatu, culuratu verdi, ropu blu. I to occhi mu ricordunu. Sunnu beddi comu a iddu, amuri meu bellissimu.
Iridescenze è un viaggio nel tempo e nell’interiorità alla ricerca di emozioni, illuminazioni, esperienze di molteplice natura. Il mistero e la bellezza della realtà naturale, l’amore nelle sue declinazioni di eros e agape, la compassione per gli ultimi e la condanna degli ingiusti e potenti corrotti costituiscono alcune sfumature di un’iride più variegata e non riducibile a puro biografismo.
Lo scenario è Bari, una città che scopre, giorno dopo giorno, i negozi che chiudono e le sue strade non più riconoscibili tra crisi e movida. Al centro delle cronache nazionali, il capoluogo pugliese è divenuto un palcoscenico per romanzieri, registi, poeti.
Così l’autore cerca lo spleen di una realtà cittadina rappresentando esistenze vere e disincantate. Appaiono donne e uomini di una contemporaneità raccontata attraverso la vitalità del quartiere Libertà o le ansie di un venditore di call center.
In una prospettiva di oggettività, ecco i profili di un politico corrotto, di un manager senza lavoro, di docenti in crisi, ossia i personaggi di un’opera che vuole essere un bilancio in versi dedicato agli anni dell’incertezza.
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