Per un approccio non conformista dell’esperienza estetica e conseguenze didattico-pedagogiche – teorie e pratica sperimentale

Da (autore)Giovanni Perillo

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Se il lavoro fosse il bisogno che si sopprime nello scambio, allora il lavoro nella società attuale così come nell’arte attuale, sarebbe caratterizzato da un’assenza di scambio, o scambio solo in apparenza, cioè quando, pur considerando l’attività che si genera nel soggetto interagente con l’oggetto nello scambio, le interazioni, i comportamenti in atto e le conseguenze degli stessi risultano pre-determinati, pre-vedibili. Quando, invece, l’azione dei soggetti interagenti con uno stimolo (l’opera d’arte o un oggetto della realtà) conduce a risultati imprevedibili, eterogenei, lontani da un modello conformista, in quanto conforme (e che conferma) ad un modello dominante, omologante, si rileva uno scambio reale. Se nell’esperienza estetica i soggetti interagenti non fossero stimolati ad assumere una posizione contemplativa, potrebbero leggere o modificare attivamente e in maniera imprevedibile un’opera d’arte (o un oggetto della realtà, o la propria identità), attraverso la propria proiezione immaginativa e la conseguente formulazione di ipotesi sulla stessa. Il percipiente, in tal caso, non mirerebbe alla conferma di un modello di realtà già noto (rinforzandolo) o alla sua conservazione, ma al suo perfezionamento dinamico. Se mutuassimo tali considerazioni per spenderle anche in ambito didattico-pedagogico, le conseguenze diverrebbero fondamentali. In alternativa ad un’azione didattica cristallizzata sull’affinamento delle stesse capacità e conoscenze, che non alimenta l’eterogeneità dei bisogni e si conforma ad un modello di realtà già data, precostituita e prevedibile nella quale ruoli e scopi dei diversi attori sono predeterminati, si propone un metodo di insegnamento che promuove un modello di realtà mutevole, mira alla ricerca di ideali e rafforza l’approccio esplorativo e creativo.