Memoria
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1894-1920. L-anne du revùlte
Lotte contadine a Ruvo di Puglia…il viaggio fatto in Puglia è simile ad un pellegrinaggio di dolore. Ho lasciato un popolo laborioso e dignitoso che chiedeva solo lavoro ripetendo spesso: “dateci il lavoro fino alla morte, meglio morire sotto il peso del lavoro che morire di miseria”. Matteo Renato Imbriani – Camera dei Deputati, 10-5-1889
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1943 LA PUGLIA IN GUERRA
In questo volume si affrontano alcuni avvenimenti del 1943, vero e proprio anno cruciale del secondo conflitto mondiale.
La guerra totale, con il pieno coinvolgimento del fronte interno, assunse un carattere devastante in Puglia. Aspetti drammatici come quello dei bombardamenti che coinvolsero i maggiori capoluoghi pugliesi, ma anche piccoli centri, sono rimasti impressi nelle diverse generazioni vissute tra guerra e dopoguerra e ben presto dimenticati.
I raid aerei anglo-americani, avvenuti tra la primavera e l’estate del 1943, e la violenta reazione germanica dopo l’armistizio dell’8 settembre determinarono una scia di sangue con stragi e misfatti che ebbero come epicentro la resistenza militare a Barletta, Bari e diverse altre località, in particolare dell’Alta Murgia e della Capitanata.
Tra gli aspetti significativi di questa densa ricostruzione storiografica e documentaria che riflette ricerche ultradecennali dell’Ipsaic, fondato da Tommaso Fiore, si evidenzia il ruolo della Puglia come terra di accoglienza per profughi, rifugiati e rimpatriati nella lunga fase di transizione dal fascismo alla democrazia. -
A lezione di Libertà. Tommaso Fiore, umanista e meridionalista, tra etica e politica. Catalogo della mostra didattico-documentaria
La mostra A lezione di Libertà. Tommaso Fiore, umanista e meridionalista, tra etica e politica costituisce il risultato di una complessa e lunga attività di ricerca avviata dall’Istituto Pugliese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea su una pluralità di fonti documentarie, manoscritti, materiale fotografico e pubblicazioni in gran parte custodite nell’archivio e nella biblioteca dello stesso istituto, fondato da Tommaso Fiore nel 1970.
La finalità dell’iniziativa didattico-documentaria è quella di fornire una visione d’insieme del percorso e della complessa opera dell’umanista pugliese, di creare uno strumento di condivisione tra i vari enti del territorio che hanno aderito alla rete promossa dall’IPSAIC sotto l’egida della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Puglia, in modo da venire incontro a esigenze culturali e di studio diverse.La mostra, realizzata in occasione del 50° anniversario della scomparsa di Tommaso Fiore, è divisa in cinque sezioni:
1. Formazione, guerra e lotta politica
2. Meridionalismo, socialismo e opposizione al regime
3. Lotta clandestina e costruzione della democrazia
4. Democrazia e identità pugliese
5. La scomparsa di Tommaso Fiore.In ogni sezione sono indicati possibili percorsi di ricerca e di approfondimento.
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ANCHE A POVE C’ERANO GLI ULIVI
Storia di Domenico Messeni, giovane pugliese nella bufera della Grande GuerraNel centenario di un evento che è stato definito “catastrofe originaria della nostra epoca” (Lucio Caracciolo), l’autore, servendosi di un laborioso ed accurato lavoro d’archivio, compie un viaggio nella memoria, vissuto con intensa emozione, per ricostruire in particolare l’ultima fase della guerra che richiese, dopo la disfatta di Caporetto, il sacrificio di un’intera generazione, non ancora maggiorenne, in uno dei periodi più sconvolgenti della storia d’Italia.
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ARMISTIZIO, «io c’ero!»
Include interviste a: Margherita Hack, Silvio Garattini, Ersilio Tonini, Sergio Lepri, Raffaele La Capria, Tonino Guerra, Fiorenza De Bernardi, Luciano Vincenzoni, Teddy Reno, Pier Luigi Pizzi, Elio Marchegiani, Giuliano Montaldo, Emanuele Macaluso, Bartolomeo Sorge, Lina Wertmüller, Gillo Dorfles, Giulio Andreotti.
Le complesse e drammatiche vicende dell’armistizio dell’8 settembre 1943 sono al centro, in questo volume, di un’attenta e motivata indagine di Paola Guarini, scaturita da un’esigenza di recupero della memoria e di comprensione critica di una fase della storia nazionale considerata cruciale per i cambiamenti epocali che ne furono alla base. Le trattative per il negoziato di pace si svolsero, tra ambiguità ed equivoci da ambo le parti determinando una situazione di totale sbandamento civile e militare che dette luogo, tra l’altro, alla cattura da parte dei nazisti di oltre settecentomila militari italiani e al loro internamento nei campi di concentramento nazisti per aver espresso il rifiuto di continuare la guerra a fianco della Germania di Hitler e della Repubblica sociale italiana.
L’Autrice ripercorre, con una chiara narrazione, le conseguenze dell’8 settembre avvalendosi delle valutazioni storiografiche più avanzate, in particolare gli studi di Elena Aga Rossi, e presenta, in particolare, una serie nutrita di brevi interviste di personalità significative del mondo ecclesiale, della scienza, dell’arte, del cinema, della politica, testimoni di quegli eventi
drammatici e di una guerra rivelatasi disastrosa e abilmente nascosta agli italiani.[dalla prefazione di Vito Antonio Leuzzi]
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BAGLIORI DI LOTTA DI CLASSE
Castellaneta, Ginosa, Laterza, Mottola e Palagianello dalla caduta del fascismo alla riforma fondiaria (1943-1952)In questo volume, Sergio Natale Maglio ha il merito di ampliare il quadro conoscitivo del dopofascismo nell’area jonica, da sempre proiettata su Taranto, capitale operaia e al contempo dell’opposizione al regime in Puglia, dilatando l’indagine ai paesi dell’entroterra, in particolare Castellaneta, Mottola, Palagianello, Laterza e Ginosa, caratterizzati da intensi movimenti di lotta negli anni dal 1943 al 1952. Vengono proposti diversi e poco conosciuti aspetti relativi alla ritirata tedesca, all’occupazione militare alleata ed all’atteggiamento delle forze politiche e della popolazione di fronte alla nuova situazione. Con l’ausilio di fonti documentarie reperite presso gli archivi comunali soprattutto, e grazie ad una serie di pubblicazioni di storia locale e regionale, l’autore presta molta attenzione alle complesse vicende delle prime amministrazioni del dopofascismo, alla nascita del movimento sindacale ed alle frequenti manifestazioni di massa per la terra e per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dell’entroterra jonico.
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Bari 28 e 29 gennaio 1944
Il Primo Congresso dei Comitati di Liberazione Nazionale«L’Italia è la prima terra di Europa che viene ad essere liberata dal fascismo-nazismo e dagl’invasori tedeschi; e all’assetto che essa prenderà col favore delle Nazioni Alleate i popoli degli altri paesi europei guarderanno come a saggio della loro nuova vita.» Benedetto Croce, 28 gennaio 1944
«Sgombrate, vuote ombre di Brindisi, noi siamo il popolo d’Italia, rappresentiamo tutto il popolo d’Italia, nessuno ci potrà impedire di riunirci dove e quando vogliamo, siamo il nuovo governo, la democrazia, l’avvenire d’Europa.» Tommaso Fiore, 29 gennaio 1944Saggio introduttivo e cura di Vito Antonio Leuzzi. Scritti di Michele Cifarelli, Tommaso Fiore, Giorgio Spini, Aldo Moro (7-8 aprile 1964), in occasione del XX anniversario del Primo Congresso.
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Bari 28 luglio 1943 – Memoria di una strage. “Riedizione integrata”
La mattina del 28 luglio 1943 la notizia diffusa da alcuni quotidiani che i detenuti politici sarebbero stati rilasciati nella giornata, provocò la mobilitazione spontanea di studenti e professori che organizzarono un corteo con l’intento di andare incontro agli intellettuali rinchiusi nel carcere della città.
Più di 200 manifestanti per lo più giovanissimi (diversi erano studenti medi), dopo aver attraversato alcune strade del centro di Bari, giunti nei pressi della federazione del partito fascista, in via Niccolò dall’Arca, dove era stato dislocato un reparto dell’esercito, chiesero all’ufficiale che comandava il nucleo, la rimozione delle insegne del fascismo […].
In pochi attimi la strada si ricoprì di morti e di numerosi feriti che non furono soccorsi con tempestività per l’atteggiamento dei militari, e soprattutto, perché si dispose il suono prolungato delle sirene che venivano attivate quando c’era il rischio di un attacco aereo.
Il tragico bilancio della strage, 20 morti e 38 feriti secondo le cifre ufficiali, ma il loro numero non è stato mai definitivamente accertato. [dalla Introduzione]
Con l’ausilio di testimonianze dirette e documenti attendibili di diverse fonti civili e militari, il libro ricostruisce una delle più spietate azioni di rappresaglia compiute subito dopo il 25 luglio nei confronti della popolazione civile.Riedizione integrata, comprende nuove testimonianze e la postfazione a cura di Annabella De Robertis.
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Bari 9 Aprile 1945
La terrificante esplosione della nave HendersonUna terrificante esplosione si verificò nel porto di Bari il 9 aprile del 1945. Pochi minuti prima di mezzogiorno saltò in aria il piroscafo americano Charles Henderson carico di bombe d’aereo e di altro pericolosissimo materiale bellico determinando conseguenze tra le più catastrofiche e luttuose della storia cittadina.
Per la seconda volta, dopo il disastroso raid aereo effettuato dai tedeschi un anno e mezzo prima, la città subì immani devastazioni e perdite elevatissime. Le vittime accertate furono 317, tutti civili in gran parte operai portuali, assieme a 13 militari e 35 civili della nave americana (dell’equipaggio se ne salvarono solo due), costituito da 13 militari e 35 civili. I feriti furono oltre un migliaio senza considerare i feriti lievi che non ricorsero alle strutture sanitarie.
Venne cancellata in pochi attimi una intera categoria di lavoratori di Bari (266), ma anche di altri centri della Puglia: 17 erano di Molfetta, 8 di Gallipoli, 9 di Bisceglie, 5 di Mola, 4 di Trani, 2 di Palo del Colle, 2 di Giovinazzo, 1 di Bitonto, 1 di Corato, 1 di Monopoli, 1 di Putignano, 1 di Conversano, 1 di Rutigliano, 1 di Ruvo di Puglia, 1 di Triggiano, 1 di Turi, 1 di Valenzano; ci furono anche vittime di altre regioni: 1 di Venosa, 1 di Torre del Greco, 1 di Messina, 1 di Sernaglia della Battaglia (Treviso), 1 di Bologna.
L’«Union Jack», quotidiano inglese, e il «New York Times», americano, furono i primi organi d’informazione a pubblicare la notizia considerando lo scoppio della nave: Uno dei maggiori disastri della guerra nel teatro del Mediterraneo. Il maggiore giornale statunitense, pubblicò il 13 aprile le cifre ufficiali dei feriti (1.730), indicò l’incendio delle navi, i danni alla città ed alla Cattedrale, mettendo in luce il secondo disastro di Bari, dopo quello del 2 dicembre 1943 che aveva provocato mille vittime.
«La Gazzetta del Mezzogiorno», a distanza di due giorni, l’11 aprile, pubblicò alcuni necrologi che presentavano un riferimento indiretto alle conseguenze dello scoppio della nave.
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BARI AGOSTO 1922 – Di Vittorio, l’Alleanza del Lavoro e la resistenza al fascismo
La tenace resistenza del mondo del lavoro alla sistematica estensione della violenza che caratterizzò le origini del fascismo in Puglia, tra il 1921 e il 1922, è alla base di questo volume che concentra la sua attenzione sulla figura e sul ruolo di Giuseppe Di Vittorio, protagonista assieme ad altri leader, tra cui Filippo D’Agostino, Piero Delfino Pesce e Rita Majerotti, dell’Alleanza del Lavoro e delle drammatiche vicende che caratterizzarono Bari nell’agosto del 1922.
In questa visione unitaria della lotta al fascismo incise in particolar modo il brutale assassinio del deputato socialista Giuseppe Di Vagno.
Banco di prova dell’Alleanza del Lavoro fu la manifestazione del 1° maggio 1922 a Bari.
Con lo “Sciopero legalitario”, come lo definì Turati, del 1° agosto 1922, a Bari furono difese strenuamente le due Camere del Lavoro, le numerose leghe e le associazioni operaie. I fascisti e la forza pubblica, che ricorse anche a mezzi blindati, furono ripetutamente respinti dai lavoratori e da una mobilitazione popolare che assunse caratteri epici. -
BARI rifugio dei profughi nell’Italia libera – Campi e centri di raccolta tra emergenza e normalizzazione (1943-1951)
Con questo volume si intende proseguire l’indagine avviata dall’IPSAIC sulla particolare funzione della Puglia, dopo l’8 settembre 1943, come zona di accoglienza di profughi italiani e stranieri, tra cui molti ebrei in fuga dalla guerra e dal terrore nazista. Nella Terra di Bari le prime strutture furono allestite dagli alleati con il concorso del Governo italiano e degli organismi internazionali, in particolare la “Commissione Alleata”, l’UNRRA e in seguito l’IRO, riadattando ex campi di prigionia del regime. Lo studio di tali eventi storici è approfondito dalla lettura organica delle complesse vicende del Transit Camp n. 1 di Bari/Carbonara, nonché dei campi di Palese, Trani e Barletta, che accolsero le Displaced Persons. La nascita a Bari della Comunità ebraica e la ricostituzione di diversi nuclei familiari di ebrei, dopo le drammatiche vicende delle leggi razziali, della guerra e della deportazione, sottolineano la funzione del tutto inedita della città. Le diverse testimonianze aiutano ad individuare e comprendere più a fondo il sistema di accoglienza e la funzione delle strutture di permanenza, utilizzate anche per gli italiani rimpatriati, nel lungo e travagliato dopoguerra.
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BENEDETTO PETRONE. Gli anni ’70 e la città di Bari
Il presente volume costituisce l’esito delle attività realizzate, su impulso dell’Assessorato alle Culture del Comune di Bari, dalla Fondazione Gramsci di Puglia e dall’Istituto pugliese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea nel 40° anniversario dell’uccisione di Benedetto Petrone. Vi sono raccolti gli atti del seminario di studi tenutosi presso il Palazzo ex Poste il 28 novembre 2017, accompagnati dal catalogo della mostra documentaria inaugurata il giorno precedente negli spazi del Palazzo Ateneo.
L’opportunità del lavoro editoriale è stata suggerita dall’esigenza di conservare traccia del complesso di iniziative allora posto in essere, ambisce dunque a porsi come contributo alla costruzione di una memoria ampia e plurale di quegli avvenimenti, della vicenda umana e politica di Petrone, della diffusa partecipazione democratica che, opposta dalla città di Bari alla violenza neofascista, può tutt’oggi continuare a parlare alle più giovani generazioni.Prefazione di S. Maselli
Saluti e ringraziamenti di P. Petrone
Interventi di: G. Cotturri – E. Mansueto – M. Laforgia – V. A. Leuzzi – P. Martino – G. Annoscia – F. Altamura -
Cattolicesimo politico di Terra Jonica. Storia della Democrazia Cristiana e del Partito Cristiano Sociale a Taranto dal 1943 al 1956
Con la fine della Seconda guerra mondiale e la caduta del fascismo in Italia si assistette al nascere e al rinascere dei partiti di massa. Il volume intende analizzare le modalità con cui il cattolicesimo politico si affermò anche a Taranto, esprimendo due visioni differenti che si coagularono attorno alla Democrazia Cristiana e al Partito Cristiano Sociale; i rapporti con le direzioni centrali e con la Chiesa Cattolica locale; il legame con la natura e i caratteri del territorio jonico; il tortuoso percorso che portò infine la DC a vincere le elezioni amministrative del 1956.
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CATTOLICI E SOCIETA’ ITALIANA TRA TRADIZIONE E SECOLARIZZAZIONE
Negli anni della “grande trasformazione” il cattolicesimo italiano veniva attraversato, seppure con non poche resistenze, da forti spinte al rinnovamento per le suggestioni indotte dal pontificato di Giovanni XXIII e dalla attuazione del Concilio Vaticano II, ma anche per il dilagare di nuovi valori legati ad una società in via di crescente industrializzazione che travolgeva i modelli di vita tradizionali.
I diversi contributi al volume, pur sulla base di prospettive e metodologie storiografiche non sempre coincidenti, propongono una lettura di quei fervori riformatori che, dall'interno del mondo cattolico, animavano in quegli anni il dibattito politico e culturale, ed insieme di quei progetti e di quelle politiche interessate a costruire, in un paese che cambiava profondamente e contraddittoriamente, un patrimonio di regole, di norme, ma anche di valori condivisi capaci di incidere nell'etica e nella politica così da garantire governabilità e stabilità politica e sociale. -
COME UN GABBIANO. L’esodo da Pola settant’anni dopo (1947-2017)
Dopo la partenza da Pola, come un gabbiano, anch’io sono stato in perpetuo volo: Polignano, Taranto, una breve parentesi a Casamassima, prima di stabilirmi definitivamente a Bari.
A nessuno di questi luoghi mi sento legato in modo particolare, anche se sono state delle tappe importanti della mia vita. In ciascuno di essi ho lasciato una parte della mia anima e del mio cuore, ma il vincolo più stretto rimane sempre quello con la terra dove sono nato, dove ho trascorso l’infanzia. E come un gabbiano, sempre in volo, non so dove troverò quiete. -
Dal “regno” alle “repubbliche” del sud
La Puglia dal fascismo alla democraziaUna discutibile impostazione storiografica ha indotto a pensare non solo che quanto avveniva nel Sud del Paese fosse separato dalla Resistenza e dalla lotta partigiana al Nord, ma anche a vedere il Sud come “Vandea d’Italia”, a rappresentarlo come arretrato e conservatore, sostanzialmente inerte ed estraneo a quanto avveniva sulle montagne settentrionali.
Questo schema tendente a contrapporre un Mezzogiorno arcaico e reazionario, assente e passivo, a un Nord avanzato e patriottico, militante e partigiano, non solo non tiene conto dei numerosi episodi di eroismo militare e civile verificatisi nelle regioni meridionali (dalla liberazione del porto di Bari alla battaglia di Barletta ai numerosi scontri con i nazisti della Capitanata), ma sminuisce il ruolo di Radio Bari, dimentica che a Bari fu riconquistata la libertà di stampa, sottovaluta l’importanza del Congresso di Bari e non spiega il diffuso sovversivismo che spesso sfocia nella proclamazione delle “repubbliche socialiste”.
Il volume ricorda, soprattutto ai giovani, che la Puglia è stata teatro di primo piano nella riconquista delle libertà democratiche e repubblicane. -
Dalla Repubblica Partenopea alla Repubblica Romana 1799-1849 – Ettore Carafa “libero muratore” al servizio della libertà
«All’alba dei nuovi tempi dette in Ettore Carafa, conte di Ruvo, un campione della libertà, un combattente per la repubblica dell’anno 1799, un martire della reazione borbonica.»
Con questo efficace ritratto Benedetto Croce ricordava, in una commemorazione in Senato il 2 dicembre 1920, Riccardo Carafa duca di Andria, suo amico sin dalla giovinezza, e alcuni esponenti della sua famiglia, in particolare Ettore conte di Ruvo, che nella seconda metà del Settecento aveva segnato «pagine memorabili nella storia del Mezzogiorno d’Italia». Il recupero della memoria di vicende politico-sociali e di figure esemplari della storia pugliese e meridionale nei decenni preunitari è al centro del volume di Angelo Tedone. Nella densa ricostruzione degli avvenimenti rivoluzionari, l’attenzione dell’autore si concentra sulle vicende storiche di Ruvo che vengono presentate con efficace narrazione evidenziando tutto il travaglio di un’epoca e i rapporti effettivi tra le classi sociali, in particolare la richiesta dei ceti popolari di avere accesso alla terra esprimendo diffidenza e opposizione alla municipalità che raccoglieva la ricca borghesia. La “loggia dei muratori” rifondata da Ettore Carafa nel 1793 non a torto fu definita “santuario dei buoni costumi” dove gli ideali di libertà e i principi umanitari continuarono a essere difesi. Le società dei carbonari lottarono per oltre 50 anni al fine di vedere annunciata la seconda Repubblica Romana che, nonostante la sua esperienza breve (al pari della Repubblica Partenopea), fu considerata il fenomeno centrale del Risorgimento con obiettivo l’adozione di nuove forme di emancipazione. -
DATI STORICI E PROSPETTIVE ATTUALI DELLA QUESTIONE MERIDIONALE
ATTI DEL CONVEGNO DI STUDI MERIDIONALISTICIIn questo volume vengono riproposti gli Atti del Convegno di Studi sui problemi del Mezzogiorno svolto a Bari il 3-4-5 dicembre del 1944.
Sono riportati interventi di Mario Assennato, Vincenzo Calace, Fabrizio Canfora, Raffaele Ciasca, Michele Cifarelli, Raffaele Cifarelli, Carlo Colella, Giuseppe de Philippis, Michele D'Erasmo, Michele Di Zonno, Guido Dorso, Tommaso Fiore, Gaetano Generali, Francesco Liuni, Natale Lojacono, Antonio Lucarelli, Adolfo Omodeo, Domenico Paparella, Domenico Pastina, Raffaele Pastore, Manlio Rossi-Doria ricordati, in appendice al volume, con brevi schede biografiche.
Di nuovo, rispetto al volume pubblicato nel 1946, troviamo una nota storica e un'appendice documentaria curate da Vito Antonio Leuzzi, di estremo interesse. -
del decennio degasperiano
Dal 1943 al 1954Scrivere oggi su De Gasperi, in modo documentato come fa Basso, e pur senza rinunciare alla passione che ,diceva Croce, è il sentimento dello storico vero, significa offrire un contributo alla rinascita della politica.
A bilancio dei primi cinquant’anni di democrazia in Italia è fondamentale ricostruire i percorsi, complessi e accidentati, del suo irradicamento, per meglio comprendere anche le ragioni delle derive che connotano il tempo attuale, relegando la politica in un ruolo secondario.
E però, questo è il merito dello scritto di Basso, conoscere lo spirito e i contenuti di quella che fu l’era degasperiana ha valore non museale, per la ragione che, come insegnava Machiavelli, è ai principi che bisogna riandare per rinnovare e custodire la vitalità della politica.
L’apporto che la democrazia italiana, con le sue anomalie buone e cattive, è in grado di dare alla costruzione dell’Europa sociale e politica è prezioso, a condizione che non si rinunci alla ricerca della nostra specificità.
De Gasperi ha insegnato, attraverso un’azione ragionata e insieme ispirata, che la politica è collaborazione, che la politica è misura, ma anche che la politica è scelta e responsabilità, mai rinvio o rinuncia.
Lo scritto di Basso, permeato di forte e non sopita passione politica, spiega questo teorema ad un pubblico certo più distratto e meno partecipe di quello degli anni ’50. L’illustre economista Zamagni, nel corso del Convegno ACLI di Vallombrosa, indicava due coordinate per affrontare l’ora presente: “Bisogna avere oggi radici e ali”.
A noi sembra che in questa fatica di Basso vi siano radici e ali. -
DONNE CONTRO LA GUERRA
La rivolta di MONTELEONE DI PUGLIA (23 agosto 1942)Questa nuova edizione del volume, edito 12 anni fa, si caratterizza per nuovi e significativi dati e documenti scaturiti dalla completa disponibilità delle fonti giudiziarie, relative ai fatti di Monteleone del 23 agosto 1942, presso l’Archivio di Stato di Bari.
L’approfondimento storico-culturale della rivolta di una intera comunità composta quasi esclusivamente da donne, contro un regime dispotico e contro una guerra disastrosa, consolida la presa di coscienza delle prove difficili che hanno caratterizzato le generazioni vissute nella prima metà del secolo scorso.