Ricercatrice di Filosofia del linguaggio nell’Università di Bari. Ha pubblicato Significs, semiotica e significazione, Adriatica, 1988; Materia segnica e interpretazione, Milella, 1995; ha curato, di Ferruccio Rossi-Landi, Between Signs and Non-signs, John Benjamins, 1992. Per Edizioni dal Sud ha pubblicato il volume “Che cosa significa significare?” (1995) e curato il volume di Th. A. Sebeok “Come comunicano gli animali che non parlano” (1998).
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Che cosa significa significare?
Itinerari nello studio dei segni Il problema del significato è stato spesso affrontato senza che ci si rendesse conto che la sua difficoltà non era tanto dovuta alla ricerca della soluzione quanto alla sua erronea impostazione.
Il significato è stato inteso come caratteristica interna al segno o come rapporto tra i segni interno al cosiddetto codice o sistema di segni. Questo libro intende invece partire dal significare chiedendosi che cosa significa significare.
Ciò facendo esso riprende la ricerca condotta da Charles S. Peirce,Victoria,Welby,Giovanni Vailati, Michail M. Bachtin, Thomas A. Sebeok, Ferruccio Rossi-Landi, e Augusto Ponzio.
La domanda sul significato del significare conferisce al significare il centro dell’attenzione e pone la questione del significato subordinatamente a tale attività. Interrogarsi sul significato del significare vuol dire nell’intento di questo libro due cose: che cosa significa significare? e qual è il senso del significare? -
LA FILOSOFIA DEL LINGUAGGIO come arte dell’ascolto
PHILOSOPHY OF LANGUAGE as the art of listeningQuesto libro è stato concepito come “Festschrift” per Augusto Ponzio.
La filosofia del linguaggio, per quanto riguarda il linguaggio verbale e dunque la scienza che se ne occupa la linguistica, fa propria la vocazione al tacere e all’ascolto della scrittura letteraria e della pratica della traduzione: una concezione del linguaggio che sia quella che la scrittura letteraria e la pratica della traduzione permettono di cogliere sottraendosi al “voler sentire” imposto dalla lingua e mostrando l’insostenibilità della “linguistica del silenzio”, della linguistica che riduce l’enunciazione alla frase, la sua interpretazione all’identificazione, il suo valore segnico alla segnalità.