Giacomo Massimiliano Desiante, laureato in Storia contemporanea, docente presso l’Istituto comprensivo Ettore Pomarici Santomasi di Gravina in Puglia, ricercatore IPSAIC (Istituto pugliese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea) di Bari. Per Edizioni dal Sud, nel 2014 ha pubblicato il volume Filippo D’Agostino eroe d’un altro tempo.
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BARI AGOSTO 1922 – Di Vittorio, l’Alleanza del Lavoro e la resistenza al fascismo
La tenace resistenza del mondo del lavoro alla sistematica estensione della violenza che caratterizzò le origini del fascismo in Puglia, tra il 1921 e il 1922, è alla base di questo volume che concentra la sua attenzione sulla figura e sul ruolo di Giuseppe Di Vittorio, protagonista assieme ad altri leader, tra cui Filippo D’Agostino, Piero Delfino Pesce e Rita Majerotti, dell’Alleanza del Lavoro e delle drammatiche vicende che caratterizzarono Bari nell’agosto del 1922.
In questa visione unitaria della lotta al fascismo incise in particolar modo il brutale assassinio del deputato socialista Giuseppe Di Vagno.
Banco di prova dell’Alleanza del Lavoro fu la manifestazione del 1° maggio 1922 a Bari.
Con lo “Sciopero legalitario”, come lo definì Turati, del 1° agosto 1922, a Bari furono difese strenuamente le due Camere del Lavoro, le numerose leghe e le associazioni operaie. I fascisti e la forza pubblica, che ricorse anche a mezzi blindati, furono ripetutamente respinti dai lavoratori e da una mobilitazione popolare che assunse caratteri epici. -
FILIPPO D’AGOSTINO
EROE D’UN ALTRO TEMPOFilippo D’Agostino è nato a Gravina in Puglia il 15 marzo 1885. Trasferitosi a Napoli, intrapresa la professione di ferroviere, aderisce al socialismo rivoluzionario di Bordiga. Dal 1918 a Bari. Sposa Rita Majerotti, ricopre delicati incarichi sindacali nella CdL di Bari e nel Sindacato ferrovieri italiani. Nel 1920 è eletto consigliere al Comune ed alla Provincia di Bari. Partecipa con la moglie a Livorno alla fondazione del Partito Comunista d’Italia divenendone segretario della federazione barese. Guida con Di Vittorio l’eroica e vittoriosa resistenza della Camera del Lavoro di Bari Vecchia nelle giornate dello sciopero legalitario. Licenziato dalle Ferrovie ripara prima a Trieste, dove è responsabile del giornale “Il Lavoratore”, quindi in Svizzera. Nel 1925 espatria clandestinamente in Francia dove cura il giornale “La Riscossa” ed è segretario regionale per il partito comunista nella regione delle Bocche del Rodano. Raggiunto da un decreto di espulsione, rimpatria. Arrestato, condannato dal Tribunale speciale, trascorre 5 anni tra confino e reclusione a Ustica, Pesaro, Ponza. Dal 1932 a Roma è un sorvegliato speciale. Con la crisi del fascismo diviene punto di riferimento nella lotta di liberazione romana. Arrestato il 19 dicembre 1943 è deportato a Mauthausen. Nel campo organizza con altri un comitato di resistenza clandestino. Scoperto nel tentativo di promuovere una rivolta di internati è brutalmente percosso, ucciso col gas e cremato nel Castello di Hartheim il 14 luglio 1944.
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GRAVINA sovversiva e antifascista. Il deserto murgiano e il suo albero della libertà
Questo volume, attingendo principalmente da memorie autobiografiche inedite e dai copiosi e poco conosciuti fascicoli del casellario politico, ricostruisce le numerose ed eroiche storie dei tanti antifascisti gravinesi che nella propria città quanto a Bari, in Argentina quanto in Francia, in Svizzera quanto negli Stati Uniti, al carcere quanto al confino, si oppongono al fascismo.
Una strenua e drammatica lotta che non manca di martiri, che affonda le proprie radici nella fine dell’Ottocento quando l’utopia di “sovvertire” l’ordine costituito del latifondo parassitario e affamatore è incarnata dal socialismo. È così che l’apostolato del giovane avvocato Canio Musacchio incontra notevole adesione tanto che la città assume rapidamente fama di rossa e sovversiva. Una fama che neanche la violenza
squadrista, irriducibilmente contrastata sia prima che dopo l’avvento della dittatura, riesce a sradicare, ma che, almeno in parte, si spiega con la natura stessa del fascismo meridionale.
In tal senso l’opera assume una valenza paradigmatica per gran parte del Mezzogiorno, infatti attraverso l’esplorazione di fonti poco conosciute, ma di assoluta e comprovata veridicità quali le relazioni dei carabinieri o della Prefettura, emerge nitidamente il profilo di uno squadrismo criminoso, teppista, che ingaggiato dal ceto agrario per soffocare con la violenza le rivendicazioni del mondo contadino ne ottiene, indossando
la camicia nera, l’impunità dinanzi alla legge nello svolgimento dei propri affari criminosi. -
SUD e RESISTENZA – Storie mai raccontate
“Sud e Resistenza: storie mai raccontate”. Saggio afferente al tema storiografico del partigianato meridionale, non si limita a ricostruire la vicenda di Felice Loiodice, emigrato pugliese,
condannato a due anni di reclusione dal Tribunale Speciale per “appartenenza al G.o.m.i.r.c. (Gruppo operaio movimento italiano rivoluzionario comunista)”, quindi partigiano nel Biellese dove viene catturato e fucilato, ma ha il merito di ricostruire il concorso di tanti pugliesi alla cospirazione clandestina antifascista, agli scioperi operai del 1943, alla lotta partigiana. Emergono figure esemplari quali il barese Vincenzo Lazzo impiccato al Ponte della Pietà di Quarona; il gioiese Cardetta Nicola (“Tigre”) fucilato a Rassa; i minervinesi Lombardi Michele (“Buk”) e Di Palma Giovanni (“Gorilla”) caduti in combattimento; i fratelli di Peschici Biscotti Vincenzo (“Mitra 1”) e Antonio (“Mario”); l’operaio coratino Nunzio Strippoli (“Talpa”), il primo a entrare nella città di Biella liberata, morto eroicamente in Alta Val Sorba, alla cui memoria furono intitolati un giornale e un distaccamento.