TANTI RACCONTI TANTI COLORI
10,00 €
Il libro contiene 6 racconti illustrati a colori:
- Raggio di luna
- Il pesciolino che non sapeva nuotare
- Il trenino impertinente
- Taddeo e Susanna. Storia di due remi
- Il fanale
- Cricche Crocche e Manico d’Uncino
10,00 €
Il libro contiene 6 racconti illustrati a colori:
Categoria: | Narrativa |
---|
Orders over $100
100% Secure Payment
Within 30 Days
Within 1 Business Day
“Donne nell’acqua loro” è una storia di donne. Maldestre, fragili, insicure, “sgarruppate”, ma al contempo forti, sicure di sé; alberi alla cui ombra possono trovare rifugio figli, nipoti, amici, mariti.
Servendosi di una lente ironica ed impertinente, Florisa racconta le avventure di un gruppo di convinte praticanti di un corso di acquagym. Attraverso i suoi occhi, queste donne assumono una propria identità, prendono man mano forma e diventano dei personaggi: la Donna Polpo, la Donna Sogliola, l’Allegrona e, poi, c’è LEI: Moby, indiscussa primadonna che si erge con tutta la sua imponenza a sovrastare il gruppo!
Ad accompagnare le giornate in piscina si aprono spiragli di quotidianità, i giochi con i nipotini Alice, Gabriele ed Agnese, le riflessioni sulla sua vita, la malattia dell’amica Grazia, i ricordi di giorni e luoghi lontani. Ed è nello svolgersi di queste giornate che matura la decisione di lasciare il lavoro e riprendersi la propria vita.
Perché la piscina rappresenta tutto questo: è metafora di un contenitore dove ogni donna può racchiudere tutto ciò che pensa, osserva, vive, è…
E il lettore, tra una risata ed una lacrima, non potrà che amarla!
Alle donne, alle donne di Puglia, è dedicata questa raccolta di brevi racconti estemporanei dove personaggi femminili pugliesi, alcuni di fantasia altri realmente esistiti, sono attori primari.
Alle donne pugliesi, toste e dolci ad un tempo, capaci di infinito amore per i figli e la famiglia, di lavorare in casa e fuori, ieri come oggi.
Un insieme di donne che rappresentano l’occasione per offrire alcune delle tante sfaccettature del complesso mondo femminile. Comunque lo si voglia vedere ne viene fuori un mondo certamente non fatuo, un mondo dove le donne prendono iniziative e decisioni, anche gravi, gravissime: iniziative che, in casi estremi, pagano con la vita, ieri come oggi.
Ventidue scrittori baresi raccontano la società, la tradizione, l’essenza di una città che entra ed esce dalla Storia a intermittenza, senza poter vantare il blasone di altre città italiane. Proprio il suo restare in penombra cela un microcosmo travolgente di passioni, emozioni, odori, sapori, conflitti e amori, inconcepibile per chi vede Bari come semplice porto di imbarco per la Grecia o come meta per un fine settimana spensierato.
Quartieri trascurati, scherzi goliardici, scorci incantevoli del borgo antico, temibili emergenze idriche, amicizie sincere e di convenienza, ricchezza e povertà, fave e fragrante olio d’oliva, l’odore del tabacco tostato e racconti intorno al braciere si alternano in una narrazione schietta e vivace.
Perché Bari ha molte anime, non sempre signorili e sincere, ma tutte ugualmente autentiche.
Con racconti di: Donato Altomare, Domi Bufi, Davide Ceddìa, Antonella Daloiso, Antonella De Biasi, Alfredo De Giovanni, Frank Detari, Saverio Fragassi, Antonio V. Gelormini, Annalaura Giannelli, Patrizia Grande, Federica Introna, Marcello Introna, Vito Antonio Loprieno, Piero Meli, Andrea Quintili, Tommaso Russo, Arcangelo Scattaglia, Luigina Sgarro, Mariella Sivo, Irene Stolfa, Mariella Strippoli.
“Mi chiamo Ernest. Ernest Verner. Sono nato in una cittadina della Moravia del nord nel 1918. Mia madre faceva l’insegnante, luterana praticante, di una buona famiglia cecoslovacca. Mio padre era un montanaro svizzero, di San Gallo per l’esattezza, della blasonata famiglia Scheitlin, e dirigeva una centrale del latte in Austria. A nove anni fui messo in un collegio di Gesuiti in Svizzera dal quale scappai a quindici, alla volta di Bruxelles, per non subire più le prepotenze di compagni e professori che mi deridevano continuamente perché ero goffo e taciturno.
Da allora non mi sono più fermato. Alla ricerca della mia unica possibile strada… quella di essere un artista!”
Durante un appassionato lavoro di ricerca iniziato due anni fa su Ernest Verner, artista ancora misconosciuto, ho avuto la fortuna di ritrovarmi tra le mani il dattiloscritto inedito Le Quêteur (Il questuante, 1994) di André Louis Caruel, psicanalista e scrittore francese che ritrae Verner nel suo periodo parigino a ridosso degli anni Cinquanta. Caruel, che gli è stato vicino in quegli anni, racconta le vicissitudini e le frequentazioni dell’amico pittore in modo sottilmente umoristico, spesso evidenziando il suo tratto esistenzialista, straniero a se stesso e al mondo, anticonformista e riluttante ad accettare le leggi del mercato dell’arte. (A. Leccese)
Nella vita di tutti noi può capitare di lasciare la sicurezza, di essere nel pericolo, nell’incertezza, nella paura.
La storia vera di Miral, cavalla coraggiosa, ci insegna a resistere, a proteggere chi ha meno forza, a continuare a sperare.
Fino al momento in cui ritroveremo la felicità.
Teo, Alma, Lisa e Savio sono quattro diverse facce di uno stesso disagio. Vivono intrappolati in un passato con cui non riescono a fare i conti. Ogni loro tentativo di voltare pagina, di guardare al futuro con occhi nuovi, s’infrange contro il muro di vecchi traumi mai superati. Quelli che sembrano quattro destini disgiunti vengono coinvolti in una vicenda oscura che farà luce su annose questioni irrisolte.
Sullo sfondo domina l’esigenza di riappacificarsi con il proprio trascorso, anelando a un passato perfetto che consenta a ciascuno di vivere il presente senza l’ossessione di doversi voltare a ogni passo, liberandosi, così, del peso debilitante dei rimpianti.
…ma lei non lo fa apposta; lei è proprio nata così. A parte questo, Uga non nuoce gravemente alla salute; al massimo, può accadere soltanto che, al primo impatto, servano delle precauzioni, che a freddo, si notino effetti indesiderati; niente di preoccupante; anzi, se lei si occupa di altro e si trova in migliori compagnie, può riuscire davvero gradevole, anzi, persino adorabile…
…un tiepido pomeriggio primaverile; San Benedetto del Tronto seduceva come una donna avvenente, nell'età in cui la piena maturità sembra un prezioso dono del cielo, pronta a sfoggiare i suoi gioielli in onore degli ospiti di riguardo da ricevere nel salotto buono di viale Moretti o nel verde lussureggiante dei giardini del parco tra piazza Giorgini al…
…Ricordati: se sono rose, appassiranno! Andava sentenziando zio Lele, come una costante del proprio pensiero, sempre propenso a teorizzare. Il che – a ben rifletterci – è cosa più certa della stessa fioritura delle rose che quando viene, se mai davvero viene, può abortire, venire male e, comunque sia, è sempre effimera. A Dio spiacendo.
…Ji so' Mecciu (Matteo) laico mi nonno; steve a Chicago e faceve il job de machine sembe co blecco ende, tuenti iarre, e mo invece sto a fa u signo' e nu gire primme da turnà all'Italy, o chiù belle contri indeuor; uanne uik o tenne jurne alla Frange, ncoppe a nu carr speciale … ghidappe,… lucca… yù na bella gherl; ai laico macce… si yù uon… nuje ken… e facimme nu big meuigge….
Una realtà contemporanea frammentaria e contraddittoria, intrisa d'incertezza, dove i bisogni essenziali e profondi dell'ambiente, della vita e dell'amore riemergono prepotenti nelle scelte di ciascuno benché talvolta si perdano.
Sulla scena, situazioni rapide, personaggi netti, e, al contrario, figure sfuggenti.
In evidenza: Noè. Lavoratore precario ma tempra “rocciosa”. Eroe generoso nella lotta tenace per la difesa del bosco. Custode di assetti consolidati, nella vita privata e affettiva.
Delisa. Ricercatrice. Personaggio riottoso ma determinato quando sono in gioco valori autentici.
Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni